Gennaro Ilias Vigliotti
L’Accordo Quadro del 5 aprile 2016, firmato da ARAN e sindacati.
Cambiano le Aree ed i Comparti di contrattazione collettiva del pubblico impiego privatizzato. Con lo storico accordo firmato il 5 aprile scorso (v. testo allegato), l’Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni (ARAN) e le principali organizzazioni sindacali del settore pubblico hanno profondamente mutato la fisionomia dell’ambito applicativo della contrattazione dei dipendenti delle Amministrazioni: le “vecchie” 12 categorie del Comparto Pubblico, infatti, sono state accorpate in un nuovo schema, che comprende ora solo 4 settori. In particolare, i lavoratori pubblici di livello non dirigenziale sono stati così suddivisi:
- a) Comparto delle Funzioni Centrali, che riunisce i lavoratori dei principali Enti ed Organismi che curano interessi di profilo nazionale, compresi i Ministeri, L’Agenzia delle Entrate, l’ACI, l’INPS, l’INAIL, l’ENAC e molte altre Agenzie;
- b) Comparto delle Funzioni Locali, cui afferiscono i dipendenti degli Enti e delle Istituzioni a carattere territoriale, dalle Regioni fino ai Comuni, passando per Province, Città Metropolitane ed Enti pubblici non economici a questi collegati;
- c) Comparto dell’Istruzione e della Ricerca, che è dedicato al personale dell’insegnamento a tutti i livelli, dalle scuole dell’infanzia fino alle Università ed ai centri di Alta Ricerca;
- d) Comparto della Sanità, che raccoglie tutto il personale pubblico che presta servizio presso Enti, Aziende pubbliche ed Istituzioni impegnate nel ramo medico-sanitario.
L’accordo è intervenuto anche sulle Aree Dirigenziali, storicamente non coincidenti con i Comparti collegati. Ebbene, nel nuovo modello sottoscritto, ARAN e sindacati hanno deciso di far coincidere puntualmente le Aree dirigenziali pubbliche con i comparti del medesimo settore, di modo che, ad esempio, al Comparto Funzioni Centrali corrisponderà l’Area Dirigenziale delle Funzioni Centrali, al Comparto Sanità sarà collegata l’Area Dirigenziale della Sanità, e così via.
Dall’analisi preliminare delle previsioni contenute nell’Ipotesi di Accordo Quadro, dunque, pare che le parti sociali abbiano deciso di imprimere una forte accelerazione nella direzione di una risistemazione più coerente ed ordinata dei comparti, attuando, almeno con riferimento al settore pubblico, un’essenziale opera di semplificazione da tempo invocata dagli osservatori e dagli operatori del diritto del lavoro e del diritto sindacale. Ma le buone novelle per la contrattazione collettiva pubblica non finiscono qui.
La dichiarazione congiunta che chiude l’accordo del 5 aprile, infatti, così recita: «In vista dell’avvio della nuova tornata contrattuale, di cui il presente accordo costituisce il fondamentale presupposto, le parti concordano sulla necessità di un confronto ed una riflessione congiunta sui modelli di relazioni sindacali nel lavoro pubblico al fine di delineare percorsi evolutivi ed innovativi di revisione degli stessi».
Il messaggio è chiaro: la contrattazione collettiva pubblica, dopo quasi 10 anni di «congelamento», che ha portato alla sentenza di illegittimità costituzionale dei blocchi normativi pronunciata dalla Consulta (sent. n. 178/2015), si avvia concretamente alla ripartenza, a pochi mesi dalla annunciata attuazione, da parte del Governo, delle deleghe attribuitegli dal Parlamento con la L. n. 124/2015, che dovrebbe condurre ad una riscrittura rilevante dei principali istituti del rapporto di lavoro alle dipendenze della Pubblica Amministrazione.
Scarica qui il testo dell’Accordo Quadro del 5 aprile 2016