Secondo la Corte Costituzionale la procedura di attuazione della L. n. 124/2015, di riordino della Pubblica Amministrazione, ha violato la Carta fondamentale.
Gennaro Ilias Vigliotti
Il complesso di interventi legislativi delegati scaturiti dalla L. 7 agosto 2015, n. 124 (nota come “Legge Madia”) ha riordinato molteplici aspetti della Pubblica Amministrazione italiana, con particolare riferimento alla disciplina lavoristica.
Il 16 giugno scorso, infatti, era entrato in vigore il D.Lgs.13 luglio 2016, n. 116, il quale aveva modificato le norme sul licenziamento disciplinare per falsa attestazione della presenza, conducendo alla definizione di quello che era stato qualificato come “licenziamento breve”, perché caratterizzato da particolare celerità.
Con il D.Lgs. 19 agosto 2016, n. 175, inoltre, il Governo aveva ridisegnato la disciplina delle Società a partecipazione pubblica, con norme specificamente dettate per la assunzione dei dipendenti da parte delle stesse.
Il D.Lgs. 4 agosto 2016, n. 171, a sua volta, aveva riorganizzato il sistema delle Dirigenze Mediche e Sanitarie, con importanti novità per la procedura di assegnazione e revoca degli incarichi.
Ebbene, la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 251/16, pubblicata lo scorso 19 novembre, ha dichiarato l’incostituzionalità della L. n. 124/2015, nella parte in cui prevede il semplice parere, e non l’intesa in sede di Conferenza Stato-Regioni, per l’attuazione della stessa.
Tale pronuncia, redatta dal Giudice Silvana Sciarra, ha come principale effetto quello di travolgere i provvedimenti finora approvati: se il Governo vorrà riadottarli, dunque, dovrà prima procedere ad apposita intesa Stato-Regioni in Conferenza di Servizi.
Sono al momento salvi, poiché ancora non approvati, i decreti attuativi delle restanti deleghe, la più importante delle quali è quella sul riordino delle norme del Testo Unico del Pubblico Impiego (D.Lgs. n. 165/2001), per il quale c’è tempo fino al febbraio 2017.
Se entro tale mese, però, la Conferenza Stato-Regioni non addiverrà ad un’intesa ed il Governo non approverà il testo definitivo, anche quest’ultima parte della Riforma Madia non vedrà mai luce.