L’abbandono del posto di lavoro contestato al medico può aversi soltanto quando non dia esito neppure la ricerca fisica nei luoghi destinati alla permanenza notturna.
Nota a Cass. 16 gennaio 2017, n. 856
Kevin Puntillo
Non costituisce abbandono del posto di lavoro sanzionabile con il licenziamento la mancata risposta del medico di turno al cercapersone, soprattutto se al mattino seguente lo stesso passa le consegne al collega del turno successivo. Lo ha precisato la Cassazione (sentenza 16 gennaio 2017, n. 856, in conformità al giudice di merito), ritenendo che spetti al datore di lavoro dimostrare che il medico non era presente all’interno della struttura.
La condotta addebitata al medico, di non avere risposto al cercapersone durante il suo turno, non può cioè configurare un abbandono del posto di lavoro, “ma al più la sospensione del lavoro senza giustificato motivo”, sanzionabile, dunque, con la sospensione.
Per “abbandono”, infatti, si deve intendere “il fatto del sanitario che abbandona la struttura recandosi all’esterno e diventando irreperibile nell’ambito del turno assegnato”. E questo non è avvenuto nel caso di specie, perché il sanitario il mattino successivo aveva passato le consegne al medico del turno diurno né durante la notte era stato cercato presso la struttura.
Sarebbe stato dunque onere del datore di lavoro “dimostrare la fondatezza dell’addebito e cioè che il medico non solo non aveva risposto al cercapersone ma non era neanche presente in reparto e, allontanatosi dalla struttura, aveva realizzato l’ “abbandono” del posto di lavoro. Abbandono che, secondo la definizione elaborata dalla giurisprudenza (cfr. Cass. n. 15441/2016), in base al suo significato letterale, “individua il totale distacco dal bene da proteggere, totale distacco che non ricorre quando la persona sia fisicamente reperibile nel luogo ove la prestazione dev’essere svolta”.