Aprire un profilo facebook per informare l’utenza del proprio lavoro non può giustificare una dequalificazione per eccesso di zelo.
Nota a App. Trento, sez. Bolzano, 14 luglio 2018
Kevin Puntillo
L’adibizione di un vigile urbano al servizio di vigilanza del parcheggio con l’unico compito, “banale e mortificante”, di controllare il pagamento dei ticket, la pulizia dell’area ed il conteggio delle monetine inserite nel parchimetro, comporta il pressoché totale svuotamento delle funzioni del pubblico ufficiale, il quale va pertanto riassegnato alle mansioni originarie con condanna del Comune/datore di lavoro al risarcimento del danno.
È quanto deciso da App. Trento, sez. Bolzano, 14 luglio 2018, in relazione ad un vigile che aveva aperto un profilo facebook in cui informava costantemente i cittadini sull’attività svolta. Secondo il Comune, tale profilo aveva determinato un’eccessiva visibilità sui social network, influenzando negativamente (al solo fine di ottenere attenzione e non ad esclusivi scopi informativi, come sostenuto dal lavoratore) l’ordinato e proficuo svolgimento del servizio e causando continue lamentele da parte di colleghi e cittadini. Per tale motivo, il dipendente, fino a quel momento addetto ai servizi di pattuglia, dopo una serie di procedimenti disciplinari e continui richiami alla sobrietà nell’esposizione dei fatti, era stato adibito a mansioni interne e alla vigilanza di un parcheggio a pagamento, nonché al controllo delle siepi e delle deiezioni canine.
Oltre a configurare una fattispecie di demansionamento, i giudici hanno “assolto” la condotta social del vigile in quanto non era provato che la visibilità del dipendente avesse “ingenerato un diffuso e persistente senso di sfiducia della collettività nell’Amministrazione comunale”.