La contestazione disciplinare in presenza dell’avvocato del datore di lavoro, seguita dall’immediata sospensione cautelare dal servizio, non è ingiuriosa.
Nota a Cass. 27 febbraio 2019, n. 5760
Alfonso Tagliamonte
Al momento della consegna al lavoratore di una lettera di contestazione disciplinare, la mera presenza dell’avvocato di fiducia (fattispecie assai frequente nella prassi alla luce dell’eventuale rifiuto del dipendente di sottoscrivere la predetta consegna) “o anche l’eventuale cognizione da parte dello stesso del contenuto, non concreta di per sé ingiuriosità”. Lo stesso è a dirsi per il mero allontanamento dal luogo di lavoro del lavoratore (percepibile dai colleghi in quanto attuato in una struttura di ristrette dimensioni), conseguente alla disposta sospensione cautelare.
L’interessante affermazione è della Corte di Cassazione (27 febbraio 2019, n. 5760; v. anche Cass. n. 6845 del 2010), relativamente al licenziamento per giusta causa di un lavoratore in seguito ad un riscontrato ammanco di cassa.
La Corte, in linea con l’orientamento giurisprudenziale prevalente (e confermando App. Bologna 28 febbraio 2017), precisa che” il licenziamento ingiurioso o vessatorio, lesivo della dignità e dell’onore del lavoratore, che dà luogo al risarcimento del danno, ricorre soltanto in presenza di particolari forme o modalità offensive o di eventuali forme ingiustificate e lesive di pubblicità date al provvedimento, le quali vanno rigorosamente provate da chi le adduce, unitamente al lamentato pregiudizio” (in tal senso, v. Cass. n. 23686/2015 e Cass. n. 5885/2014). Nel caso di specie, tuttavia, le circostanze attinenti alle modalità di comunicazione e di attuazione del procedimento disciplinare si erano mantenute nell’ambito degli usuali canoni comportamentali tipici della fase di estinzione del rapporto di lavoro, senza particolari modalità ingiuriose.