Giurisprudenza – CORTE DI CASSAZIONE – Ordinanza 20 maggio 2020, n. 9305
Compenso per lavoro straordinario, C.C.N.L. del personale non
dirigente Enti locali, Duplicazione del compenso per straordinario con quello
relativo alla turnazione
Rilevato che
la Corte d’Appello di Roma ha respinto l’appello
proposto dalla Provincia di Roma avverso la sentenza di primo grado, che aveva
accolto solo parzialmente le opposizioni proposte dall’Amministrazione nei
confronti dei decreti con i quali era stato ingiunto alla stessa di pagare a
G.T. il compenso per lavoro straordinario svolto da giugno 2000 a dicembre
2001:
la Corte territoriale riteneva che la dedotta
violazione dell’art. 22 c. 3
L. 724-94 e dell’art. 17 c. 5
del C.C.N.L. del personale non dirigente Enti locali fosse questione nuova,
perché sollevata per la prima volta in appello; comunque – aggiungeva la Corte
– non poteva ritenersi l’infondatezza della domanda solo perché erano previsti
controlli automatizzati dell’orario di lavoro, in quanto essi pacificamente non
erano stati attivati;
né aveva rilievo la previsione di un tetto massimo
di straordinario effettuabile o l’istituzione di un fondo specifico per tali
esigenze, rispetto alla retribuibilità dello straordinario lavorato oltre tale
tetto, ovvero in mancanza di tale fondo; la Corte di merito rilevava poi che
nei tabulati allegati dal lavoratore si dava atto che «il lavoro straordinario
è stato effettuato e controllato dal capo servizio in conformità alle leggi, ai
regolamenti ed agli ordini di servizio riflettenti il lavoro straordinario
stesso», desumendo che l’effettuazione di esso fosse stata autorizzata,
circostanza di cui trovava riscontro anche nelle deposizioni testimoniali;
né ad avviso dei giudici di appello vi era
duplicazione del compenso per straordinario con quello relativo alla
turnazione, perché era stato previsto che l’indennità di turno dovesse essere
corrisposta solo in relazione alle ore di lavoro ordinario prestato nell’ambito
del turno, sicché la relativa indennità era compatibile con il compenso
correlato al lavoro straordinario; ancora la sentenza impugnata riteneva non
sussistere vizio di omessa motivazione sulla questione relativa alla eventuale
compensazione dello straordinario attraverso la concessione di riposi
compensativi, perché il giudice di primo grado aveva correttamente statuito che
sul punto non v’era stata alcuna deduzione da parte della Provincia in primo
grado;
infine, quanto al compenso per straordinario assunto
come pagato (14 ore) esso, osservava la Corte, si riferiva ad un periodo
successivo a quello dedotto in giudizio ed era dunque irrilevante;
avverso la sentenza la Provincia di Roma ha proposto
ricorso per cassazione con due motivi, resistiti da controricorso, poi
illustrato da memoria, del T.;
Considerato che
con il primo motivo la ricorrente ha dedotto la
violazione dell’art. 22, comma
3 L. 23.12.1994 n.724 e dell’art.
17 comma 5 del CCNL 6.7.1995 del personale non Dirigente Enti locali, in
relazione all’art. 360, 1° comma n. 3 c.p.c.,
che la Corte territoriale avrebbe commesso nell’affermare il diritto al
pagamento dello straordinario nonostante l’assenza della autorizzazione
preventiva al suo svolgimento di lavoro straordinario, con violazione anche
delle norme di contabilità pubblica in materia di determinazione del fondo per
prestazioni di lavoro straordinario (artt.
14 CCNL 1.4.99, 31 CCNL 6.7.95);
con il secondo motivo (in relazione all’art. 360 n.
3 c.p.c.) la ricorrente ha dedotto la violazione e falsa applicazione delle
norme contrattuali del personale non dirigente degli Enti Locali disciplinanti
il lavoro straordinario (art. 14 CCNL 1.4.99,
art. 31 CCNL 6.7.95). in cui
sarebbe incorsa la Corte di Appello, allorquando non ha tenuto conto
dell’incompatibilità tra compensi per turnazione e compensi per lavoro
straordinario, e, in particolare del fatto che la Provincia avesse provato come
al dipendente furono erogate somme per la turnazione, negli stessi periodi per
cui lo stesso aveva chiesto il pagamento dello straordinario;
vanno richiamate ex art.
118 disp. att.. c.p.c., con gli opportuni adattamenti, le motivazioni già
espresse da questa Corte con sentenze n. 12360/2017 e n. 21330/2019,
riguardanti il medesimo contenzioso insorto presso la Provincia di Roma e
caratterizzate in gran parte da analoghi motivi di impugnazione; in particolare,
il primo motivo qui dedotto è infondato nella parte in cui è denunciata la
violazione dell’art. 2697 c.c in quanto la
Corte territoriale non ha operato alcuna inversione dell’onere della prova ma
ha ritenuto che la dimostrazione della presenza dell’autorizzazione del lavoro
straordinario fosse stata offerta dai lavoratori attraverso la produzione
documentale e attraverso la prova orale;
la Corte territoriale ha infatti accertato, sulla
base di valutazioni non implausibili, che le attestazioni prodotte, in una alle
deposizioni testimoniali, comprovavano che c’era stata l’autorizzazione allo
svolgimento di prestazioni di lavoro e che eventuali violazioni di procedure di
vario rango non potrebbero comportare l’esclusione della remunerazione delle
prestazioni di cui è stata dimostrata l’effettuazione, rilevando semmai a fini
di responsabilità interna di chi in ipotesi avesse violato tali disposizioni;
il motivo presenta poi tratti di inammissibilità,
nella parte in cui le corpose prospettazioni difensive, sotto l’apparente
denuncia di violazione di legge e del contratto collettivo, mirano in realtà a
mettere in discussione l’accertamento di fatto contenuto nella sentenza
impugnata ed al riesame del materiale probatorio (tra le molte, Cass. 2
dicembre 2019, n. 31400; Cass. 7 agosto 2019, n.
21163, fino a Cass., S.U., 25 ottobre 2013, n.
24148); il secondo motivo presenta parimenti profili di infondatezza e di inammissibilità;
esso è infondato perché, come correttamente rilevato dalla Corte territoriale,
non vi è alcuna incompatibilità – né essa può desumersi dall’art. 22 del CCNL di comparto – tra
il compenso per lavoro straordinario e la indennità di turno, atteso che
quest’ultima mira a ricompensare interamente, e solamente, il disagio derivante
dalla particolare articolazione del normale (ordinario) orario di lavoro
prestato nell’ambito di ciascun turno e nulla ha a che vedere con il lavoro
oltre i limiti orari ordinari e prefissati;
correlativamente l’art. 38 del richiamato CCNL non
contiene alcuna disposizione che affermi la dedotta incompatibilità
dell’indennità di turno con il compenso per lavoro straordinario, il quale
remunera le ore di lavoro prestato oltre il normale (ordinario) orario di
lavoro;
detta disposizione si limita infatti ad affermare
che le prestazioni di lavoro straordinario mirano a fronteggiare situazioni di
lavoro eccezionali e che pertanto non possono essere utilizzate come fattore
ordinario di programmazione del tempo di lavoro e di copertura dell’orario di
lavoro, ma ciò nulla ha a che vedere con la tematica dell’indennità di
turnazione; il motivo è altresì inammissibile nella parte in cui richiama la
circolare n. 3211 del 1.7.2002 perché nel ricorso non ne è riprodotto il
contenuto almeno nella parte saliente e rilevante per la ricostruzione della
intera sua portata (tra le molte, Cass. 6 marzo 2017, n. 5543; Cass., S.U., 3 novembre 2011, n. 22726); sulla
scorta delle considerazioni svolte il ricorso va quindi rigettato; le spese
seguono la soccombenza;
P.Q.M.
Rigetta il ricorso e condanna la ricorrente al pagamento
in favore della controparte delle spese del giudizio di legittimità che liquida
in euro 5.500,00 per compensi ed euro 200,00 per esborsi, oltre spese generali
in misura del 15 % ed accessori di legge, con distrazione in favore dell’avv.
S.C., dichiaratosi antistatario.
Ai sensi dell’art. 13 comma 1 quater del d.p.r. 115
del 2002, dà atto della sussistenza dei presupposti processuali per il
versamento, da parte della ricorrente, dell’ulteriore importo a titolo di
contributo unificato pari a quello previsto per il ricorso, a norma del comma 1 – bis, dello stesso articolo
13, se dovuto.