Giurisprudenza – CORTE DI CASSAZIONE – Ordinanza 15 novembre 2021, n. 34176

Tributi, IRAP, Avvocato, Scissione dell’imponibile Irap,
Compensi per attività di sindaco di società di capitali svolta senza avvalersi
di un’autonoma organizzazione, Esclusione da imposizione

 

Rilevato che

 

G. G. ricorre con tre motivi contro l’Agenzia delle
Entrate per la cassazione della sentenza della Commissione tributaria regionale
della Campania n.5206/45/14, pronunciata in data 27 marzo 2014, depositata in
data 27 maggio 2014 e non notificata, che ha accolto l’appello dell’ufficio, in
controversia avente ad oggetto l’impugnativa della cartella di pagamento emessa
ai sensi dell’art.36 bis d.P.R. n.600/1973 relativa ad Irap dichiarata e non
pagata per l’anno di imposta 2008 con riferimento ai compensi percepiti dal
contribuente per l’attività di sindaco presso società di capitali;

con la sentenza impugnata, la C.t.r. ha rilevato
che, dal quadro RE del modello Unico dell’anno in discussione, emergevano spese
relative ad immobili (E. 18.000,00) e l’erogazione di compensi a terzi di
rilevante entità (E: 32.647,00) eccedenti, per quantità e valore, le necessità
minime per l’esercizio dell’attività professionale; il giudice di appello
riteneva che l’avv. G., che aveva un proprio studio e non era inserito in
strutture organizzative riferibili ad altri, non avesse dimostrato che
l’attività professionale da lui esercitata non fosse assistita da
un’organizzazione complessa ed efficacemente strutturata;

a seguito del ricorso, l’Agenzia delle entrate si
costituisce e resiste con controricorso;

il ricorso è stato fissato per la camera di
consiglio del 24 marzo 2021, ai sensi degli artt. 375, ultimo comma, e 380 bis
1, cod. proc. civ., il primo come modificato ed il secondo introdotto dal d.l.
31.08.2016, n.168, conv. in legge 25 ottobre 2016, n.197;

il P.G. U.D.A. ha presentato requisitoria scritta,
con cui ha chiesto dichiararsi l’inammissibilità o, in subordine, rigettarsi il
ricorso;

il ricorrente ha depositato memoria;

 

Considerato che

 

con il primo motivo, il ricorrente denunzia l’omesso
esame di un fatto decisivo che è stato oggetto di discussione tra le parti, ex
art.360, primo comma, n.5, cod. proc. civ.;

il fatto controverso, sul quale il ricorrente
ritiene che il giudice di secondo grado abbia omesso di pronunciarsi e che, se
considerato, avrebbe condotto la C.t.r. ad una diversa conclusione, anche in
considerazione della giurisprudenza della Corte di Cassazione (Corte di
Cassazione n. 19607 del 16 settembre 2010, Corte di Cassazione n. 10594 del
9.5.2007, Corte di Cassazione n. 12653 del 28.5.2009; Corte di Cassazione n.
21228 28/11/2012), è costituito dalla c.d. scissione dell’imponibile Irap,
dovendosi distinguere tra i compensi percepiti per l’attività di avvocato e
quelli conseguiti come sindaco di società di capitali;

la C.t.r., secondo il ricorrente, non avrebbe tenuto
conto della non assoggettabilità all’Irap dei compensi ricevuti per
l’espletamento dell’incarico di sindaco in società di capitali, unitamente alla
circostanza di non essersi avvalso, per lo svolgimento del predetto incarico di
un’autonoma organizzazione;

 con il
secondo motivo, il ricorrente denunzia la nullità della sentenza per l’omessa
pronuncia sull’eccezione di illegittimità dell’iscrizione a ruolo per la mancanza
del presupposto impositivo riguardo ai compensi percepiti per la funzione di
sindaco di società di capitali, in relazione all’art.360, primo comma, n.4,
cod. proc. civ.;

con il terzo motivo, il ricorrente denunzia la
violazione e falsa applicazione dell’art.2 d.lgs. 15 dicembre 1997 n.446, in
relazione all’art.360, primo comma. n.3, cod. proc. civ.;

secondo il ricorrente, per l’avvocato l’attività di
sindaco deve ritenersi completamente avulsa da quella tipica della professione
legale;  per tale motivo aveva richiesto
l’esclusione della tassazione per la sola attività di sindaco, completamente
svolta in assenza di organizzazione, diversamente da quella di avvocato;

il ricorrente richiama l’ordinanza n.21228 del 28
novembre 2012 della Corte di cassazione, secondo cui, sui redditi derivanti
dall’ufficio di sindaco, non si può individuare un intervento
dell’organizzazione di cui dispone l’avvocato, poiché si tratta di un lavoro
puramente personale, nell’ambito del quale sono utilizzate solo ed esclusivamente
le capacità professionali e intellettuali proprie del singolo; in particolare
il giudice di legittimità ha stabilito che il professionista, che operi
contemporaneamente come sindaco di una società e come avvocato, deve
corrispondere l’Irap solo per la parte di guadagni realizzati nell’attività
autonomamente organizzata, nella specie quella di avvocato, ma non per il
resto, ossia quella di sindaco, amministratore o revisore di società,
associazione o altri enti con o senza personalità giuridica (cfr: Corte di
Cassazione n. 10594 del 9.5.2007, Ordinanza Corte di Cassazione n. 12653 del
28.5.2009);

il primo ed il terzo motivo, da esaminare
congiuntamente perché connessi, sono fondati e vanno accolti, con conseguente
assorbimento del secondo; già con Cass. 09/05/2007, n. 10594, Cass. 19/07/2011,
n. 15803 e Cass. 05/03/2012, n.3434 si è chiarito – riguardo a fattispecie
nella quale si discuteva di redditi realizzati dal libero professionista
nell’esercizio di attività sindaco, amministratore di società, consulente
tecnico – che non sia soggetto a imposizione quel segmento di ricavo netto
consequenziale a quell’attività specifica purché risulti possibile, in
concreto, lo scorporo delle diverse categorie di compensi conseguiti e
verificare l’esistenza dei presupposti impositivi per ciascuno dei settori
interessati (conf. inter partes Cass. del 23/01/2017, n. 1712);

più di recente, questa Corte ha precisato che «in
tema di IRAP, qualora il professionista, oltre a svolgere attività ordinaria di
commercialista, sia titolare della carica di sindaco di società, l’imposta non
è dovuta anche per i compensi correlati a quest’ultima attività, che vanno
pertanto scorporati da quelli derivanti dalle altre attività, ai sensi del
combinato disposto degli artt. 3, comma 1, lett. c), e 8 del d.lgs. n. 446 del
1997, che richiama solo le persone fisiche esercenti arti e professioni di cui
all’art. 49, comma 1 (ora art. 53, comma 1), del d.P.R. n. 917 del 1986 e non
anche quelle di cui all’art. 49, comma 2, lett. a) (successivamente, di cui
all’art. 47, comma 1, lett. c-bis e, ora, di cui all’art. 50, comma 1, iett.
c-bis), dello stesso decreto>> (Cass. Sez. 5 , Ordinanza n. 17987 del
04/07/2019);

pertanto, in tema d’IRAP, non realizza il
presupposto impositivo l’esercizio dell’attività di sindaco e di componente di
organi di amministrazione e controllo di enti di categoria, che avvenga in modo
individuale e separato rispetto ad ulteriori attività espletate e senza
ricorrere ad un’autonoma organizzazione (cfr. Cass., 29 settembre 2016, n.
19327, in un caso di associazione professionale); questa Corte ha, infatti,
affermato che non ha diritto al rimborso di imposta Irap il dottore
commercialista che, in presenza di autonoma organizzazione ed espletando
congiuntamente anche gli incarichi connessi di sindaco, amministratore di
società e consulente tecnico, svolga sostanzialmente un’attività unitaria,
nella quale siano coinvolte conoscenze tecniche direttamente collegate
all’esercizio della professione nel suo complesso, allorché non sia possibile
scorporare le diverse categorie di compensi eventualmente conseguiti e di
verificare l’esistenza dei requisiti impositivi per ciascuno dei settori in
esame, per il mancato assolvimento dell’onere probatorio gravante sul
contribuente (Cass., 5 marzo 2012, n. 3434; Cass., 19 marzo 2014, n.6418;
Cass., 23 gennaio 2017, n. 1712; Cass., 29 settembre 2016, n. 19327; Cass., 10
maggio 2019, n. 12495);

dunque, per la soggezione all’IRAP non è sufficiente
che il commercialista (o, come nel caso di specie, l’avvocato) normalmente
operi presso uno studio professionale, atteso che tale presupposto non integra,
di per sé, il requisito dell’autonoma organizzazione rispetto ad un’attività
rilevante quale organo di una compagine terza (Cass., 3 luglio 2017, n. 16372;
Cass., 3 marzo 2016, n. 4246; Cass., 2 novembre 2016, n. 22138);

nel caso in esame, il giudice di appello non si è
attenuto ai principi giurisprudenziali sopra esposti, in quanto non ha tenuto
in alcun conto che, già con il ricorso introduttivo del giudizio di primo
grado, il contribuente aveva distinto i proventi derivanti dall’attività di
sindaco di società rispetto a quelli derivanti dalla attività di avvocato, per
la quale deduceva di avvalersi di un’autonoma organizzazione;

la C.t.r. non ha effettuato alcuna distinzione tra
il segmento di attività svolto dal professionista quale sindaco, che non poteva
essere assoggettata a tassazione Irap, per espressa disposizione legislativa
(artt. 3, primo comma, lett. C e art. 8 del d.lgs. 446/1997, con rimando all’art.
49 primo comma d.p.r. 917/1986 e, poi, dopo le modifiche apportate al d.p.r.
917/1986, dall’art. 34 della legge 342/2000, all’art. 50 comma 1 lettera c-bis
d.p.r. 917/1986), rispetto alle ulteriori attività espletate dallo stesso, per
le quali vale il principio giurisprudenziale della assoggettabilità ad Irap
solo in presenza della sussistenza della “autonoma organizzazione”;
dunque, il primo ed il terzo motivo di ricorso vanno accolti, con conseguente
assorbimento del secondo, relativo alla nullità della sentenza per l’omessa
pronuncia sull’eccezione di illegittimità dell’iscrizione a ruolo per la
mancanza del presupposto impositivo riguardo ai compensi percepiti per la
funzione di sindaco di società di capitali;

la sentenza impugnata va cassata in relazione ai
motivi accolti, con rinvio alla C.t.r. della Campania, in diversa composizione,
che provvederà anche sulle spese del giudizio di legittimità;

 

P.Q.M.

 

accoglie il primo ed il terzo motivo di ricorso,
assorbito il secondo, cassa la sentenza impugnata in relazione ai motivi
accolti e rinvia alla C.t.r. della Campania, in diversa composizione, cui
demanda di provvedere anche sulle spese del giudizio di legittimità.

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