Giurisprudenza – CORTE DI CASSAZIONE – Ordinanza 07 dicembre 2021, n. 38895
Rapporto di lavoro, Retribuzioni relative alla prestazione
modulata solo su venti ore settimanali, Riconoscimento, Prova
Fatti di causa
La Corte di appello di L’Aquila con la sentenza n.
435/2019 aveva in parte riformato la sentenza n. 373/2017 con cui il Tribunale
di Teramo aveva respinto le domande proposte da M.A., dirette alla condanna
solidale dell’Associazione provinciale C. di Teramo, D.B. e I.M. al pagamento
delle differenze retributive maturate in ragione de rapporto di lavoro
intercorso dal 15 maggio 2012 al 4 marzo 2014.
La Corte territoriale , in riforma della decisione
del tribunale, aveva ritenuto che il primo giudice non avesse considerato la
subordinata domanda (oltre quella di riconoscimento della prestazione a tempo
pieno) di riconoscimento delle retribuzioni relative alla prestazione modulata
solo su venti ore settimanali. In ragione di ciò aveva condannato i predetti
convenuti al pagamento della somma complessiva di E. 7.538,18, rigettando le
ulteriori pretese, ritenute non sufficientemente provate.
In tale contesto la Corte aveva dato atto della
esistenza di un accordo conciliativo in sede sindacale tra la lavoratrice, G.F.
e la associazione C.N., di cui non potevano profittare le ulteriori parti per
espressa esclusione della estensibilità dell’accordo, contenuta nello stesso.
Inoltre la Corte riteneva irrilevante, ai fini del
giudizio, la produzione, richiesta dalla lavoratrice, di altro accordo
conciliativo tra G. e C.N. , da una parte, e C. di Teramo, D.B. e I.M.,
dall’altro.
Avverso tale decisione B.D. proponeva ricorso
affidato a tre motivi, anche coltivati con successiva memoria, cui resisteva
con controricorso M.A.
Ragioni della decisione
Preliminarmente deve essere disattesa l’istanza di
riunione del presente procedimento pendente dinanzi a questa Corte, a quello
iscritto con RG. N. 33157/2018, poiché, pur facendo riferimento alle medesime
parti, in ciascuno di essi è preso in considerazione ai fini delle pretese
economiche, un periodo del rapporto di lavoro differente. Peraltro i due
procedimenti, per opportunità, sono trattati congiuntamente nella udienza
odierna.
1) – Con il primo motivo è dedottala violazione
degli artt. 2697 c.c. artt. 342 e 329 c.p.c. per l’erronea statuizione della
Corte di merito circa la assenza di contestazioni, da parte del D., della
domanda retributiva avanzata dalla M.
Il motivo risulta non specifico rispetto al decisum
del giudice d’appello, avendo, la sentenza impugnata, rilevato che la
esclusione della domanda principale sul rapporto a tempo pieno, non poteva
escludere la valutazione della domanda subordinata circa la prestazione
articolata su venti ore settimanali per il periodo aprile – agosto 2013. A tal
riguardo il giudice d’appello valutava poi che il mancato pagamento, relativo a
tale ultimo periodo, fosse anche avvalorato da quanto emergente dal conteggio
sindacale allegato “non attinto da specifiche contestazioni ex art. 416
commi secondo e terzo c.p.c.”.
Rispetto a tale statuizione, indicativa di una
valutazione di merito svolta dal giudice circa la prova del mancato pagamento,
la allegazione di generiche obiezioni da parte del datore di lavoro su talune
voci retributive (festività domenicali o infrasettimanali), non risulta
soddisfare i principi in materia di oneri di prova (Cass. n. 15107/2004) e
comunque introduce una doglianza estranea al vizio denunciato (violazione di
legge). La censura è pertanto infondata.
Lo stesso motivo richiama anche il passaggio in
giudicato di una autonoma statuizione della sentenza di primo grado relativa ai
presupposti di fatto su cui era basata la decisione sulla durata del rapporto
di lavoro, ma non inserisce, nel suo contenuto, la decisione di primo grado,
così non consentendo nessuna possibilità di controllare l’assunto.
2) La seconda censura riguarda la violazione degli
artt. 1303 e 1304 c.c. per la errata esclusione della estensibilità
dell’accordo conciliativo intervenuto tra la lavoratrice e il G. e C.N.
Assume a riguardo il ricorrente che erroneamente la
corte territoriale ha escluso la estensibilità dell’accordo ai
“condebitori solidali”.
L’accordo richiamato esclude espressamente che di
esso e dunque dei suoi effetti di soluzione del debito nei confronti della
lavoratrice, potesse avvalersi il D. e C.T.
Deve rilevarsi che il disposto dell’art. 1304 comma
1 c.c. si riferisce unicamente alla transazione che abbia ad oggetto l’intero
debito, e non la sola quota del debitore con cui è stipulata, poiché è la
comunanza dell’oggetto della transazione che comporta, in deroga al principio
per cui il contratto produce effetti soltanto tra le parti, la possibilità per
il condebitore solidale di avvalersene, pur non avendo partecipato alla sua
stipulazione…(Cass.n. 16087/2018).
Il principio individua esattamente i termini per la
possibilità di avvalersi della transazione e stabilisce che si possa fare solo
in presenza di una identità di debito e, soprattutto, da parte del
“condebitore solidale”. Tale qualità deve pertanto essere certa.
Nel caso in esame la censura posta non dà conto
della certezza di tale condizione, invece risultando, allo stato, accertata la
autonomia giuridica ed economica della Associazione C. Teramo e, di
conseguenza, dei suoi vertici di rappresentanza. In tal senso depone anche
l’atto di transazione sottoscritto il 14.5.2019 ,allegato dai ricorrenti, che,
pur non avendo rilievo rispetto alla presente controversia, evidenzia come in
tutte le diverse sedi processuali sia emersa la autonomia di C. Teramo. La
censura, per tali ragioni , va rigettata.
3) L’ultimo motivo denuncia la violazione dei doveri
di lealtà e probità da parte della lavoratrice, ( anche con conseguenze sulla
attribuzione delle spese processuali), avendo la stessa continuato a rifiutare
la produzione dell’accordo transattivo. Il motivo risulta assorbito da quanto
sopra rilevato circa la irrilevanza dell’accordo transattivo richiamato
rispetto alle domande poste agli attuali ricorrenti.
Le spese possono essere compensate in ragione della
complessità della vicenda anche articolata con “parallelo ” ricorso
pendente dinanzi a questa Corte ( RG n. 33157/2018) tra le medesime parti e con
ragioni che intrecciano la presente controversia , di cui si è ritenuta
opportuna la trattazione congiunta.
Si dà atto della sussistenza, ai sensi dell’art. 13
comma quater del d.p.r. n. 115 del 2002, dei presupposti processuali per il
versamento, da parte del ricorrente dell’ulteriore importo, a titolo di
contributo unificato pari a quello previsto per il ricorso, a norma del comma 1
-bis, dello stesso articolo 13.
P.Q.M.
Rigetta il ricorso; compensa le spese.
Ai sensi dell’art. 13 comma quater del d.p.r. n. 115
del 2002, dà atto della sussistenza dei presupposti processuali per il
versamento, da parte del ricorrente dell’ulteriore importo, a titolo di
contributo unificato pari a quello previsto per il ricorso, a norma del comma 1
-bis, dello stesso articolo 13, ove dovuto.